Io temo il niente, il non esserci, il dover dire di non esserci
stato, sia pure per caso, sia pure per sbaglio, sia pure per l’altrui
distrazione. (…) Ma il niente è da preferirsi al soffrire? Io perfino nelle
pause in cui piango sui miei fallimenti, le mie delusioni, i miei strazi,
concludo che soffrire sia da preferirsi al niente. E se allargo questo alla
vita, al dilemma nascere o non nascere, finisco con l’esclamare che nascere è
meglio di non nascere. (Oriana Fallaci)
Ieri sera ho iniziato a leggere Lettera ad un bambino mai nato.
Poi sono andata a letto e non riuscivo a dormire. Le prime pagine del libro mi
avevano instillato una certa angoscia e la voglia di scrivere. Le parole quasi
mi venivano dettate, spero di non averle dimenticate. Mi è tornata quella
sensazione sperimentata nei mesi dell’insonnia: appena stavo per addormentarmi,
giungeva dal cervello una scossa per svegliarmi, quasi ad ammonirmi di non
farlo. Così per almeno una decina di volte. Il tempo passava, restavo vigile, e
intanto il corpo nudo sudava tra le lenzuola.
L’unico pensiero nella mente era che la vita è un soffio, e può terminare
da un momento all’altro, senza preavviso, così, tra le lenzuola umide in una notte d’estate.
Sentivo come se, se mi fossi addormentata, avrei cessato di vivere. E così,
quella scossa che dal cervello mi impediva di addormentarmi, in realtà mi
teneva in vita. Sentivo il mio respiro, semplice e fragile. Mai prima di ieri
notte ho avvertito così da vicino la transitorietà di questa vita, senza paura,
interrogandomi sul senso che ne ho dato.
Ho pensato a questa fase della mia esistenza, alla consapevolezza
di non aver lasciato alcun segno. Se davvero in quel momento mi fossi addormentata
sarebbe finito tutto così, con tanti viaggi ancora da fare, tanti amici da rivedere,
tante cose da scoprire, una vita ancora da realizzare – che poi, cosa vuol dire
realizzare? Non basta semplicemente vivere, ciascuno a suo modo, ciascuno per
quel che gli è dato?
Non era una consapevolezza spiacevole, solo inusuale. Eppure essa
dovrebbe essere costante, senza limitare l'esistenza.