giovedì 15 agosto 2013

Un mese che sembra un anno

Sousse (Tunisia), 6 Agosto, tarda notte

Finalmente si riparte. Non ho mai desiderato tornare in Italia come stavolta. Complice la pessima esperienza lavorativa, e una full-immersion nel mondo arabo-tunisino, soprattutto associativo, posso dire che per adesso ne ho abbastanza. E' tanto che non scrivo, quasi un mese, che mi è parso lunghissimo. Un mese così denso che a ripercorrerlo nei dettagli faccio quasi fatica: ho conosciuto la "meglio gioventù" di Sousse in occasione del Critical Mass, iniziato a frequentare persone interessanti e attive e ad avere veri amici, esplorato la Tunisia da nord a sud, terminato il lavoro, penato per partire, e conosciuto meglio Sousse stessa. Tra poche ore chiuderò la valigia, una valigia enorme ed inutile, pensata per restare fino a novembre, ma come sentivo, anche stavolta è questione di pochi mesi e via. Pochi ma densi, che sembrano anni. Perché non ho fatto la turista, ma sono entrata nelle case, nella vita diurna e notturna, e per certi versi complicata, dei tunisini.

Ho cenato fuori, da sola, stasera, per far tacere la tensione dell'incertezza, in un fast food di Tantana, seduta al tavolo con un cameriere che, ultimo di una lunga serie, mi ha scambiato per una ventiduenne, offerto la cena e un gelsomino profumato, raccontato che la sua vita è solo lavoro e sonno, che guadagna 10 dinari al giorno e che vive in attesa del suo giorno libero per tornare a Moknine, a visitare famiglia e amici. Ad un tratto, quando ormai non ci speravo più, arriva la telefonata di uno dei miei angioletti, che mi annuncia la prenotazione del volo per l'Italia da parte di chi di dovere. Torno a casa a controllare, è tutto vero, l'aver mobilitato gente dalla Scozia al sud della Tunisia ha sortito il suo effetto - alla faccia di chi mi vuole male. 

In fondo, la mia ricchezza è questa, con tutti i limiti del caso, un esercito di affetti, pronto a dare un supporto, foss'anche una parola, un letto in cui dormire, qualche minuto di compagnia, una nuotata, un tè con le mandorle, una telefonata su skype, per dire che è stato bello conoscersi, e che tutto il male di questa esperienza nasconde anche tante benedizioni e incontri che mai sarebbero avvenuti se non avessi preso quella folle decisione mesi fa.

Ultima passeggiata, lungo la via turistica di Kantaoui, la percorro tutta, per salutare un po' di gente nei vari caffè, con la musica nelle orecchie, la solita musica anglosassone che qui stona proprio. Penso che sì, in fondo è stato bello, e che come dicevo in acqua oggi, i tre portachiavi-souvenir della Tunisia partiranno con me, privi delle chiavi di una casa dove andare, persino di quella materna, e per adesso resteranno tali; che sono felice di tornare in una terra dove una donna è libera di scegliere, a trent'anni, di seguire la propria strada e non le tradizioni imposte dalla società, di camminare, viaggiare, uscire di notte e respirare senza essere tutto il tempo osservata, fischiata, molestata. 

Adieu Tunisia!

2 commenti:

  1. ne jamais dire adieu on préfère au revoir! et à très bientôt les amis

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  2. che sono felice di tornare in una terra dove una donna è libera di scegliere, a trent'anni, di seguire la propria strada e non le tradizioni imposte dalla società, di camminare, viaggiare, uscire di notte e respirare senza essere tutto il tempo osservata, fischiata, molestata.

    mi ricorda alcuni dei motivi per i quali ho deciso di chiudere la mia valigia di tre anni e mezzo di Tunisi centro e rientrare in Italia, anche se a casa dei miei. leggiti anche il mio blog e grazie per il tuo contributo, http://ladroolevie.blogspot.it/...

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