lunedì 26 novembre 2012

Le primarie viste da Londra

25 novembre 2012, le prime vere primarie del centrosinistra. Per chi ricorda le passate tornate, quelle in cui vinsero prima Veltroni, e poi Bersani - primarie dall’esito scontato, e sostanzialmente interne al PD - non c’è nessun paragone con quest’ultima. I candidati erano mediamente più forti (nonostante alcuni oggettivi svantaggi), e la presenza del leader di SEL ha portato qualcosa in più al dibattito di coalizione.

Stavolta ho avuto la fortuna di vivere questo straordinario momento di dibattito e partecipazione a Londra, la capitale dell’emigrazione dei precari di ultima generazione, dove ormai, probabilmente, l’italiano è la seconda lingua più parlata – dopo l’inglese, of course!

Il PD e SEL Londra hanno organizzato, nelle scorse settimane, due momenti di confronto tra i rappresentanti dei candidati, uno dei quali con il senatore Micheloni (eletto in circoscrizione estero), e poi allestito due seggi in città per quanti non avessero avuto la prontezza di registrarsi in tempo per il voto on-line, uno a Soho e l’altro ad Islington. Nel resto dell’isola sono stati allestiti altri seggi, precisamente ad Oxford e a Glasgow.

Ed ecco i risultati: a Londra città, totale votanti (ai seggi, escludendo chi ha votato online) 440, il triplo rispetto alle primarie del 2007 (120/140) - secondo quanto dichiarato da Massimo Ungaro, presidente del seggio di Islington. A Renzi sono andate la maggioranza delle preferenze (163), a Vendola 124, a Bersani 68, Puppato 16 e Tabacci 1, in controtendenza rispetto agli ultimi risultati sui seggi all’estero (Bersani 42,3%, Renzi 26,9%, Puppato 4,1% e Tabacci n.p.). Considerando i risultati dei seggi di Glasgow ed Oxford, le percentuali ufficiali sono le seguenti: Bersani 17,50%, Renzi 40,68%, Vendola 35,91%, Puppato 5,45%, Tabacci 0,23%.   

Avevamo bisogno, di queste primarie. In una fase in cui l’ondata grillina, populista e superficiale, sembra prendere il sopravvento, e in cui il centrodestra si misura con una crisi (di leadership, soprattutto) senza precedenti, il centrosinistra riformista e progressista doveva prendere in mano la situazione, prima di tutto facendo parlare la gente. E la risposta, evidentemente, c’è stata, con oltre tre milioni di persone. A dire che, nonostante l’antipolitica dilagante e la sfiducia, nel cuore dei cittadini italiani c’è ancora tanta voglia di buona politica.

È un bene che ci sia il secondo turno. Vuol dire che finalmente nulla può considerarsi scontato, e che si fa sul serio. Speriamo che subito dopo il voto, chiunque sia il vincitore, non ci si accontenti dei dati sulla partecipazione, ma si lavori per il programma della prossima coalizione…di governo.

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