Tutti mi chiedete com’è questa Tunisia. La risposta è:
abbiate pazienza. Mi sento ancora europea, troppo europea, per godere di questo
immenso cambiamento. Mi sento osservata, fischiata per strada (vabbè, succede
anche in Italia), ma soprattutto mi sento ancora londinese, con la natura
rigogliosa che riempie i sensi e agevola il respiro, le limpide luci notturne e le passeggiate solitarie (o con S.) verso Victoria station, l’anonimato e la
libertà del camminare.
Qui il paesaggio è completamente diverso, casermoni
bianchi si confondono con un cielo bianco che spesso nasconde un sole pallido;
non ci sono semafori, per attraversare devi buttarti in strada e confidare nello stop delle
auto; non ci sono marciapiedi, ma cumuli di immondizia e scarti di lavori
edilizi ai lati delle strade, vento e polvere. Beh, c’è anche il mare, e questa
è la parte più bella. Non sono mai stata “marina”, preferisco l’aria
pulita, i boschi, il verde, e non a caso vengo dalla collina. Dovrò abituarmi e trovare il mio modo di abitare
questo posto.
Dopo la burla del podcast con i versi degli uccellini e la
voce di R. - che mi solleva nei momenti di nostalgia - arriva la vendetta: al
mattino un gruppo di uccelli mi sveglia puntualmente alle 5.30, così alla sera
crollo, e comunque in giro da sola non potrei starci. Leggo molto, un buon modo
per ricaricare le batterie dopo un mese di intensi cambiamenti e miriadi di
abbracci.
Chiedo di avere una bici per sentirmi più autonoma - visto
che la filosofia di mezzi pubblici mi è tuttora estranea, ci si muove prevalentemente in auto (come a Minervino!) -, e mi guardano storto, qui le bici non
le usa nessuno. Chiedo di piscine pubbliche per fare sport, e mi sorridono, qui
le piscine pubbliche non esistono. Al massimo si può provare ad avere una
concessione negli alberghi turistici.
Però sono tutti così gentili, mi guardano come un'extraterrestre, con timore, stima, rispetto e simpatia. Tra l’altro, il mio taglio di
capelli già è trendy. Nel lavoro ci sto entrando, ma ho capito che mi calza a
pennello.
Per divagare e acclimatarmi, mi do alla letteratura di
viaggio. Oggi finisco “Un altro giro di giostra” di Terzani, sono a metà di “Infinito
viaggiare” di Magris e sto divorando “Andare a piedi. Filosofia del camminare”
di Gros, che mi ricorda tanto Londra, o meglio, la “mia”, personalissima,
Londra.
Ma siamo a Sousse, quindi...oggi si fa il primo bagno al mare!
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