Londra, UK.
Baci e abbracci, nei casi più formali una semplice stretta di mano. Si chiudono tante porte in questi giorni, oggi in particolare, e appena mi volto una lacrimuccia scorre sotto l'occhio destro, mi sale il solito groppone e il pensiero del "chissà cosa accadrà domani". Le valigie che non si chiudono, e ogni volta mi chiedo come si possano moltiplicare le stesse cose che hai portato all'andata. Nell'ultima settimana, se includo anche domani, avrò cambiato cinque letti, camminato per tredici miglia (di cui undici solo lunedì), e fatto l'ultimo giro panoramico intorno a Londra a salutare le persone conosciute, da nord a sud.
Ho realizzato, in questi mesi, che la capitale inglese non fa per me, tutta così incentrata sul profitto, dove tutto è monetizzato, dove i rapporti difficilmente si fanno saldi, dove ognuno è troppo preso dai propri traguardi per pensare (anche) a godersi la vita e le vere bellezze di Londra - che per me restano gli angoli naturalistici, e le passeggiate, soprattutto notturne -, dove tutto è filmato dalle cctv, la povertà viene tappata, non c'è spazio per chi fuoriesce dall'ordine, e dunque tutto sembra perfetto, ma in realtà è solamente represso (e ogni tanto esplode).
Quando ho visto cosa c'è fuori Londra - un po' più di umanità, ritmi diversi - ho capito che questa città non mi piace, che non solo io faccio fatica; che se sai quel che vuoi, o quantomeno quel che non vuoi, è faticoso resistere, soprattutto se non hai quel "motivo in più" per restarci. Certo adesso il pensiero dell'addio è amaro, tutto ricomincia da zero. Sono sempre più nomade e in un certo senso più leggera, ma le partenze sono sempre difficili, anche perché accelerano tante, troppe cose, che forse nemmeno sarebbero successe ma che contribuiscono ad aumentare la nostalgia.
E, così come quando chiudi la valigia qualcosa non ci entra e devi lasciarla, così mi ritrovo inaspettatamente a lasciare pezzi di cuore e di affetto, oltre a tanti bellissimi ricordi. Ciao Londra!
Baci e abbracci, nei casi più formali una semplice stretta di mano. Si chiudono tante porte in questi giorni, oggi in particolare, e appena mi volto una lacrimuccia scorre sotto l'occhio destro, mi sale il solito groppone e il pensiero del "chissà cosa accadrà domani". Le valigie che non si chiudono, e ogni volta mi chiedo come si possano moltiplicare le stesse cose che hai portato all'andata. Nell'ultima settimana, se includo anche domani, avrò cambiato cinque letti, camminato per tredici miglia (di cui undici solo lunedì), e fatto l'ultimo giro panoramico intorno a Londra a salutare le persone conosciute, da nord a sud.
Ho realizzato, in questi mesi, che la capitale inglese non fa per me, tutta così incentrata sul profitto, dove tutto è monetizzato, dove i rapporti difficilmente si fanno saldi, dove ognuno è troppo preso dai propri traguardi per pensare (anche) a godersi la vita e le vere bellezze di Londra - che per me restano gli angoli naturalistici, e le passeggiate, soprattutto notturne -, dove tutto è filmato dalle cctv, la povertà viene tappata, non c'è spazio per chi fuoriesce dall'ordine, e dunque tutto sembra perfetto, ma in realtà è solamente represso (e ogni tanto esplode).
Quando ho visto cosa c'è fuori Londra - un po' più di umanità, ritmi diversi - ho capito che questa città non mi piace, che non solo io faccio fatica; che se sai quel che vuoi, o quantomeno quel che non vuoi, è faticoso resistere, soprattutto se non hai quel "motivo in più" per restarci. Certo adesso il pensiero dell'addio è amaro, tutto ricomincia da zero. Sono sempre più nomade e in un certo senso più leggera, ma le partenze sono sempre difficili, anche perché accelerano tante, troppe cose, che forse nemmeno sarebbero successe ma che contribuiscono ad aumentare la nostalgia.
E, così come quando chiudi la valigia qualcosa non ci entra e devi lasciarla, così mi ritrovo inaspettatamente a lasciare pezzi di cuore e di affetto, oltre a tanti bellissimi ricordi. Ciao Londra!
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