Beckenham, Londra sud.
La musica
classica in sottofondo, non riesco a spegnere definitivamente il pc, e anche le
immagini di Internazionale mi rimandano alle storie incontrate in questi ultimi
dieci giorni. Storie incredibili.
Loro, noi, i migranti. Questa specie stramba e variegata. Quelli che
Cameron vorrebbe limitare, perché in UK ormai se ne vedono troppi.
E penso a una
dolcissima ragazza con cui ho passato alcuni di questi giorni, che non smetteva di piangere perché costretta a lasciare questo
Paese a causa del mancato rinnovo del visto. Dopo sei anni qui, un fidanzato che ama
e un lavoro che le dava soddisfazioni. Ha dovuto mollare tutto, casa, lavoro,
amore, e tornare in un Paese, in Asia, in cui sarà difficile riadattarsi ai
costumi locali, ai vincoli della famiglia, e dove non si può fare altro che pianificare una nuova fuga, magari in un posto per cui è più facile
ottenere un visto.
Mi è rimasta impressa questa disperazione - come tante altre -, e mi ha fatto
odiare tutti coloro che si lamentano dell’Europa e vorrebbero sbriciolarla come un biscotto in mille pezzi, perché è vero, le scelte
economiche pesano, ma talvolta ci fanno dimenticare la bellezza di vivere
entro confini di pace, di libertà di espressione e di movimento.
Noi, che siamo cresciuti dentro questa ricchezza di diritti, e che pure abbiamo
motivo di lamentarci se tali diritti, a lavoro, nella vita privata o sociale, vengono in qualche modo minacciati, non abbiamo idea di cosa siano la guerra, la
fame, la fatica di stare anche per decenni lontano dai nostri cari, per
motivi di visto, per motivi politici e chi più ne ha più ne metta.
Questo non
vuol dire tacere, anzi. Vorrei che questi giorni, in compagnia di
storie da ogni angolo del pianeta, storie coraggiose, belle, che riempiono di significato gli ultimi mesi, così apparentemente inutili, mi aiutino ad apprezzare ancora di più la fortuna di
esser nata e cresciuta in questo angolo di mondo, e che mi rendano ancora di più affamata di uguaglianza e di diritti per tutti; di diritti concepiti come base,
preludio, per una infinita gratitudine che poi si trasforma in dovere. Mi facciano assaporare ancor di più quanto sia prezioso e straordinario camminare da sola a qualsiasi ora del giorno e della notte sentendomi al sicuro, perchè altrove questo è un lusso, e lo capisci solo quando rischi di perdere, anche solo temporaneamente, questa banale libertà.
Noi, i bulimici, i viziati, quelli che non si accontentano mai. Nel senso che vogliono sempre di più senza apprezzare, prima di tutto, quel che hanno.
È un
post senza capo né coda, uno scorrere di immagini stupende, piene di natura, di
animali, di volti e di piccoli gesti di attenzione ed empatia che ti
trasformano l’esistenza.
Da domani
si torna nel grigiore londinese, mi faccio passare il groppo in gola e torno a
rincorrere la fortuna, anche io migrante alla ricerca del mio posto nel mondo.
ps: leggo sull'Internazionale:
La Commissione saudita per la promozione della virtù e la lotta al vizio ha annunciato che le donne avranno la “libertà di andare in bici nei parchi e sul lungomare”.
Vero Fe. Vero.
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