giovedì 3 gennaio 2013

Dal ginecologo in un paesino del sud Italia


Mi è capitato oggi, per la prima volta nella mia vita, di andare a fare una visita ginecologica nel mio paesino d'origine dove non vivo da oltre dieci anni, MM.

E' stata un'esperienza incredibile dal punto di vista antropologico.
Arrivo poco prima dell'appuntamento, e scopro che gli orari sono puramente indicativi: una coda di donne con parenti al seguito mi aspettava, e lì avrei atteso per oltre due ore.

Sì, avete letto bene, con parenti al seguito. La prima cosa stupefacente, che mi ha fatto perdonare la strana proposta di mia madre di venire con me - seccamente cassata -, è stato constatare che qui si usa proprio così: mariti, fidanzati, figli e soprattutto mamme che non solo facevano compagnia nell'attesa (fosse questo il motivo, potrebbe essere un pensiero gentile), ma assistevano alla visita delle dirette interessate.

Nella sala d'attesa, tento di estraniarmi leggendo, e ci riesco, perché termino due libri, e nascondo il divertimento per la situazione che mi circonda dietro i sorrisi ispirati da alcune pagine che mi ritrovo tra le mani.

Per un'ora e mezza regna il silenzio, nessuno tra i presenti si conosce così bene da intavolare una chiacchierata, e anche i due bimbi che accompagnano una mamma se ne stanno tranquilli senza rompere la quiete.

Poi la situazione inizia a movimentarsi: arriva una furbetta, che con la scusa di dover ritirare un foglio, scavalca la fila e va a parlare con la dottoressa; iniziamo ad essere tutti stanchi e nervosi; i miei libri terminano e voglio fare una pausa; arriva una ragazza il cui posto era stato tenuto per ore dalla zia, la quale ha pure la sfacciataggine di chiedermi 1) che visita devo fare - i cazzi tuoi? - 2) se per gentilezza potevo far passare prima lei che non ne poteva più di tenere quattro litri d'acqua nella pancia.

Davanti alla porta d'ingresso, le signore controllano la situazione di chi entra e chi esce, e per ogni paziente sentenziano quanto tempo ci metterà e cosa deve fare: "questa è in attesa, quindi controlla solo i battiti", "questa ha bevuto quattro litri d'acqua e fa l'ecografia", etc.

Una vecchina, appena arrivata, si siede e sentenzia: "quanta gente in attesa in questo paese!", ma la sua vicina prova a ribattere: "beh non credo che siano tutte qui perché in attesa...a giudicare dai pochi pancioni".

Ma la vecchina resta ferma nella sua idea, perché ai suoi tempi - ma anche nel 2013 -, in questo microcosmo di mondo - dove la vita privata, e quindi quella sessuale, è controllata dalla famiglia e dalla società -, le donne vanno dal ginecologo solo quando sono in attesa (debitamente accompagnate!).





Nessun commento:

Posta un commento