Torino, 13 gennaio, dopo mezzanotte
Ultima
sera a Torino. Avrei ancora degli amici cari da incontrare, ma non ho voglia di uscire, Ogni volta che parto mi prende l’agitazione, a cui non mi abituerò mai. Mi sembra di lasciare sempre
qualcosa e di non sapere, in un certo senso, quel che troverò, o che ritroverò.
Ho
voglia di finire questo libro che mi ha prestato il caro G., Romanticidio, di
stare un po’ sola coi miei pensieri dopo una settimana di incontri densi e
splendidi.
Mi torna
in mente il sondaggio proposto da Riotta qualche giorno fa su Twitter. Chiedeva
cosa ciascuno di noi suggerirebbe a se stesso potendo tornare indietro di 10
anni. La prima riposta, quel giorno, fu: partire prima, lontano da questo Paese.
Ma in realtà non è così. Se ripenso agli ultimi dieci anni, e in questi giorni
ci ho pensato spesso, direi piuttosto che rifarei tutto quel che ho fatto, nel
bene e nel male. Perché in dieci anni la vita m’è cambiata, ho imparato le cose
più importanti, e tra errori, salti nel vuoto e scelte
impulsive, di strada ne ho fatta, e sono sempre stata me stessa. Ma soprattutto, ho incontrato tante persone speciali, nelle
situazioni più disparate.
Mi sono
scoperta ottimista nelle chiacchierate di questi giorni. Non mi aspetto più
niente dal futuro, non ho più angosce, o semplicemente non voglio averne, e mi
sento decisamente più libera. Le delusioni mi hanno temprato, il pessimismo ha
esaurito la sua carica, e una strana serenità ha segnato il passaggio a questo
2013 tutto da scoprire.
Certo, a
parlare di politica c’è sempre da incazzarsi, qui in Italia. Come tutte le cose
a cui tieni, ti si scatena dentro una bufera, e non ti lascia in pace, ti
toglie il sonno.
Mi restano
alcuni pensieri, adesso, ripercorrendo alcune conversazioni.
Primo,
che all’estero si resta sorprendentemente italiani. Incontri gente da ogni
angolo del mondo, scopri culture nuove, ma permane un forte attaccamento alla
terra, per certi versi si acuisce, seppur senza nostalgie. Quando ho partecipato
ad alcuni eventi organizzati da PD, IdV e SEL a Londra, la domanda è stata: che
senso ha avere la sede distaccata di un partito italiano qui? La risposta l’ho
capita in questi mesi: perché le nostre scelte, di partire, tornare o
semplicemente sognare di farlo, in fondo dipendono dalla politica italiana, da
quello che costumi, regole, leggi e opportunità ci offrono o ci negano nel
concreto.
Secondo,
che la distanza non recide i legami. Succedono tante cose nella vita, ciascuno
segue la sua strada, compie le sue scelte, ma è bello ritrovare anche solo per
pochi minuti persone con cui riesci a confrontarti, capirti, condividere gioie
e dolori. In questo senso, internet aiuta, ma tutto dipende da volontà e
reciprocità. E quando si riesce a restare in contatto, ci si scopre appagati
dalle ricchezze altrui e da quello che ogni amicizia, nella sua diversità,
offre.
Terzo,
che sono felice. Tante persone sono entrate e uscite dalla mia vita, ma
ciascuna ha lasciato un segno, anche quelli che sono scomparsi, per un motivo o
per un altro. Perciò alla Federica di dieci anni fa avrei di nuovo suggerito,
di volta in volta, di vivere tra Minervino, Torino, Roma, Parigi, Bruxelles e oggi
Londra. Le perdonerei gli errori e le suggerirei le medesime scelte, perché per
le condizioni da cui partiva non poteva immaginare di più di quel che è stato.
Non ho
rimpianti, e seppur non professionalmente realizzata mi sento fiera della
ricchezza accumulata, che non sono soldi ma affetti. Quelli nessuna crisi
mondiale te li può togliere.
Grazie
amici miei, di oggi e di ieri, vi porto sempre nel cuore. I momenti stupendi
trascorsi assieme, gli abbracci, le battute, i caffè, i tè, le cene e i pranzi,
le sedute di yoga, i traslochi matti e disperati nelle varie cantine di Torino
e le chiacchierate di questi giorni non li dimenticherò mai.
Nessun commento:
Posta un commento