sabato 19 gennaio 2013

E' conveniente promettere lo stipendio da parlamentare in campagna elettorale?

Londra, UK.

Non avevo intenzione di commentare pubblicamente la candidatura di Davide Mattiello, presidente della Fondazione Benvenuti in Italia, nelle liste del PD. Ma leggere stamattina l'articolo dello Spiffero (giornale discutibile per stile e toni, ma che non sempre riporta falsità) su questo argomento mi ha sollecitato a scrivere qualcosa, con lo spirito dell'elettore che si pone delle domande, per quanto impopolari. Senza entrare nel merito di quanto sollevato dallo Spiffero, e senza menzionare antiche promesse del soggetto in esame - del tipo "mai mi candiderò", spazio ai testimoni di giustizia! -, dirò cosa penso in generale a partire da due questioni sollevata con la campagna elettorale in corso: stipendi e temi.

Leggere che lo stipendio di questo deputato - certamente eletto e non "forse", grazie ad una legge elettorale criticata finché ha fatto comodo - finirà in parte a lui ma soprattutto al "movimento" (ossia Acmos, Fondazione Benvenuti in Italia e Libera Piemonte*, di cui resta ai vertici nonostante le formali dimissioni), è in apparenza cosa nobile ma....

Un conto è fare questo "generoso" gesto in privato dopo le elezioni, un conto è parlarne in campagna elettorale, strumentalizzando il suddetto "movimento". Su questo punto mi ero già espressa in un post precedente, dopo che Gabriella Stramaccioni, ex coordinatrice nazionale di Libera, candidata con Rivoluzione Civile, fece una promessa simile. Una mossa fatta per attirare voti dal bacino interno. E gli altri membri dell'associazione cosa ne pensano?

Da elettrice del PD in Piemonte mi chiedo: desidero che il compenso di un deputato (sicuramente troppo alto) vada alle sue associazioni, sapendo inoltre che essi vanno a pagare soprattutto il personale? E se tutti i candidati si comportassero allo stesso modo, promettendo stipendi alle proprie associazioni in campagna elettorale? Cosa accadrebbe se l'associazionismo diventasse dipendente e drogato da tali introiti? Manterrebbe esso il proprio spirito libero, trattandosi, come in questo caso, di associazioni (da statuto) apartitiche? O si innescherebbe un meccanismo clientelare? Se la risposta fosse sì, in questo caso sarebbe addirittura assurdo, poichè le associazioni in questione dichiarano di combattere l'illegalità.

Si parla inoltre di LAVORO in questa campagna elettorale, stando alle prime interviste, anche perché ad aver favorito la candidatura di Davide Mattiello è stato - tra gli altri - Cesare Damiano. I due hanno collaborato da vicino con la Fondazione Benvenuti in Italia e l'associazione Lavoro e Welfare. Se i soldi pubblici dello stipendio di Mattiello finiranno al "movimento", quindi ad Acmos (le altre realtà sono collegate, ma le persone coinvolte le stesse), e se si fa campagna elettorale sul tema del lavoro con slogan contro lo sfruttamento, è doveroso sapere perlomeno come Acmos tratta i suoi lavoratori, in particolare i più giovani (perché i fondatori, per quanto pagati con magri stipendi, sono strutturati): in condizioni più che precarie, sottopagati, con orari indicativi e una flessibilità che sfora sempre nel tempo libero e privato, senza ferie e, per chi è all'inizio, con buchi contrattuali nei mesi estivi. Tutto ciò senza menzionare i criteri qualitativi con cui si fa carriera interna (fedeltà cieca, sottomissione all'ideologia, annullamento dello spirito critico, devozione totale).

Vorrei che chi parli di lavoro sentisse profondamente cosa vuol dire vivere precari tutta la vita. Senza una retribuzione equa per il lavoro prestato, senza pensione, senza TFR, senza nessun diritto e solo il dovere di farsi spremere in qualsiasi momento, anche nei weekend, a seconda dell'occorrenza, senza alcun riconoscimento e la frustrazione di fare l'impiegato a vita pur avendo un cv migliore di chi ti minaccia dall'alto con la spada di Damocle. Non dico nulla di nuovo, ripeto semplicemente questioni già dibattute pubblicamente in un convegno tenutosi a Boves questa estate.

Mi scuso con Davide - e ora mi rivolgo direttamente a lui -, ma non posso esimermi da queste riflessioni ora che sei un personaggio pubblico, un politico inserito nella lista che dovrò votare "per forza" se continuerò a votare PD, ed è giusto che pubblicamente tu risponda. Scrivo tutto questo indipendentemente dalla mia esperienza personale in questo ambiente, guidata dalla forte passione da sempre nutrita per il rapporto tra associazionismo e politica.

Detto questo, mi auguro e ti chiedo, Davide, come elettrice, di impegnarti nelle battaglie che hai fronteggiato finora, soprattutto nell'ultimo anno, con la Fondazione: tra queste, la prioritaria modifica della legge elettorale, vero banco di prova per uomini liberi in Parlamento, e la previsione di un sistema di incentivi e tutele che consentano alla mia generazione di tornare a lavorare perché è un piacere, un dovere e un diritto, e non un favore, a cui sottostare senza condizioni di sorta.

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